La Nuova UNI 10779: 2014

approfondimento antincendio

Cosa cambia nella progettazione degli impianti idranti

Autore: Giovanni La Cagnina, Presidente Fire Pro e Responsabile Tecnico Namirial Spa

Da poco è uscita la nuova norma per la progettazione degli impianti ad idranti UNI 10779, che annota alcune sostanziali differenze rispetto alla versione precedente. Vediamo velocemente, ripromettendoci di analizzare più dettagliatamente i punti nei prossimi articoli, quali sono le principali novità introdotte.
Innanzitutto, cosa non banale, la nuova norma introduce il concetto di reti ordinarie e reti all’aperto, mantenendo per le prime il concetto standard di protezione, cioè per attività che si svolgono all’interno di edifici, e indicando con le altre le protezioni ad idranti di quelle attività ubicate all’aperto, e da non confondere assolutamente con la cosiddetta “protezione esterna”, che continua ad essere annoverata fra le protezioni ordinarie. A questi concetti unisce quello di rete di idranti a secco, cioè di quelle reti o di parti di reti per le quali le tubazioni non sono permanentemente riempite di acqua, ma di aria (in pressione o non) per prevenire il pericolo di gelo. Per quest’ultime in realtà la UNI ha pubblicato una nuova norma separata dalla UNI 10779: la UNI/TS 11559:2014.

Per quanto riguarda le reti ordinarie, quindi, la 10779 più specificatamente intende la protezione di attività “interne agli edifici” con dispositivi dentro (protezione interna) e/o fuori (protezione esterna) dall’edificio, sempre con tubazioni permanentemente riempite di acqua in pressione a garanzia di un rapido intervento. Per esse permangono le stesse condizioni minime idrauliche progettuali (appendice B) previste dalla precedente norma del 2007.

Occorre però sottolineare un elemento apparentemente banale, ma che in realtà è di grande importanza nel concetto di copertura e distribuzione dei dispositivi all’interno dell’attività. Mentre infatti prima di indicava che ogni punto fosse raggiungibile entro 20 m per i DN 45 e 30 m per i naspi, e che al massimo ogni idrante DN 45 o naspo poteva proteggere una superficie di 1000 mq, nella nuova UNI 10779 si sancisce che ogni punto abbia una “distanza geometrica” di 20 m (indipendentemente quindi da muri, ostacoli o altro) da idrante o naspo, ma che contemporaneamente ogni punto sia raggiungibile con la regola del filo teso entro 25 m per gli idranti a muro e 30 m per i naspi, considerando quindi manichette di analoga lunghezza. Sparisce invece qualunque cenno al getto di 5 m.

Per quanto riguarda invece gli impianti ad idranti all’aperto, questa sezione è totalmente nuova e distingue, similarmente alla protezione interna e esterna per le reti ordinarie, tra protezione “di capacità ordinaria” e quella “di grande capacità”. Sempre facendo riferimento ai tre livelli di pericolosità (da 1 a 3 con pericolosità crescente), la nuova norma fissa le condizioni minime di progettazione indicando le prestazioni in termini di numero e portata: per idranti a muro e naspi nel caso di prestazioni di capacità ordinario, per i DN 70 nel caso di quelle di grande capacità.
Lasciando alla lettura della norma e in particolare del prospetto B.2 per quanto riguarda questo aspetto, occorre notare che per le reti di idranti all’aperto le prestazioni di capacità ordinaria non sono previste nel caso di livello 3 e che, in ogni caso, laddove si scelga di installare solo protezione di capacità ordinaria, diventa obbligatorio installare un idrante sottosuolo o soprasuolo DN 70 atto al rifornimento dei mezzi dei Vigili del Fuoco, con una portata di almeno 300 l/min per l’intera durata di scarica prevista secondo il livello di pericolosità.

Le reti di idranti all’aperto si distinguono da quelle ordinarie anche per le distanze minime di posizionamento dove, in termini di percorsi reali, le distanze massime fra i DN 70 sono di 45 m (permangono di 30 m per le reti ordinarie), mentre quelle fra gli idranti a muro e i naspi sono di 30 m.

Una novità da sottolineare riguarda sicuramente gli attacchi DN 70 di immissione per i Vigili del Fuoco. La nuova norma fissa un numero minimo di attacchi che varia in funzione delle portate risultanti per l’impianto e del diametro delle tubazioni su cui vengono installati i dispositivi, con le seguenti richieste:

  • 1 attacco VVF se la rete è con soli idranti a muro o naspi;
  • 2 attacchi VVF se installati su tubazioni almeno DN 80 con protezione esterna, oppure con rete di grande capacità con portate tra 600 e 1200 l/min
  • 3 attacchi VVF se installati su tubazioni almeno DN 100 con protezione esterna da 1800 l/min

Nuove indicazioni le troviamo anche in termini di documentazione, manutenzione e installazione, per le quali rimandiamo ad una lettura attenta della norma e ad altri futuri articoli.

Vogliamo sottolineare però un concetto che riteniamo molto importante, già presente nella norma del 2007 ma ampiamente rafforzato dalla nuova. La valutazione del rischio e del conseguente livello di pericolosità spetta al professionista, tranne nei casi contemplati dal famoso “Decreto Impianti” DM 20/12/2012. E’ anche per questo motivo che sparisce l’obbligatorietà delle alimentazioni di tipo superiore per le attività di livello 3, lasciando alla valutazione di rischio del professionista la scelta di installazione o meno della stessa.

 

A cura di
Giovanni La Cagnina
Namirial S.p.a.

 


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